Di seguito la mia traduzione di 'Itaca', celebre poesia di Kavafis.
Quando ti metterai in viaggio verso Itaca,
augurati che sia lungo il cammino,
pieno di avventure, pieno di conoscenze.
I Lestrigoni e i Ciclopi,
il furioso Poseidone non temere,
tali cose nel tuo cammino mai le troverai,
se il tuo pensiero resta alto, se una fine
emozione il tuo spirito e il tuo corpo tocca.
I Lestrigoni e i Ciclopi,
il feroce Poseidone non incontrerai,
se non li porti nella tua anima,
se la tua anima non te li para davanti.
Augurati che sia lungo il cammino.
Molti siano i mattini estivi
quando, con che piacere! con che gioia!
entrerai in porti mai visti prima:
fermati in empori fenici,
e fai tuoi i begli acquisti,
madreperle e coralli, ambre ed ebani,
e profumi voluttuosi d'ogni sorta,
quanti più puoi profumi voluttuosi:
in tante città egiziane vai,
a imparare e imparare da chi ha studiato.
Sempre nella tua mente abbi Itaca.
L'arrivo lì è la tua meta.
Ma non affrettare il viaggio per nulla.
Meglio che molti anni duri,
e ormai vecchio approdi all'isola,
ricco con quanto hai guadagnato nel cammino,
non aspettandoti che ricchezze ti dia Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio.
Senza di lei non ti saresti messo in cammino.
Nient'altro più ha da darti.
E se povera la trovi, Itaca non ti ha ingannato.
Così sapiente come sei diventato, con così
[grande esperienza,
già lo avrai capito cosa le Itache significano.
domenica 30 novembre 2014
mercoledì 30 luglio 2014
What I believe
Il libro fu
pubblicato nel 1884, quando l’autore aveva gia’ trascorso la maggior parte
della sua vita, e aveva esperito tante tribolazioni, sia interiori sia dovute
ad avvenimenti drammatici che costellarono la sua esistenza.
Il libro e’
frutto di un intenso e profondo studio delle Sacre Scritture e dei commentari
dei padri della Chiesa, segnatamente di Giovanni Crisostomo, e di teologi a lui
piu’ vicini cronologicamente, oltre che di filologi, che della tradizione del
testo evangelico si erano occupati in tempi recenti; per quanto la chiave delle
sue scoperte risiede nell’ avere dato alle parole di Cristo il loro significato
letterale, forte della convinzione che qualunque cosa Gesu’ volesse comunicare
agli uomini, non poteva che essere chiara ed univoca.
Nell’analisi
da lui condotta emerge cristallino uno spirito critico preciso, asciutto e
dalla logica stringente. Passo dopo passo, facendo anche riferimento ai dubbi
che anche prima della ricerca lo tormentavano (dubbi che magari qualche lettore,
tra cui metto me stesso, avra’ riconosciuto essere stati anche i propri), porta
alla luce la vera dottrina di Cristo, e allo stesso tempo fa vedere come la
Chiesa non abbia fatto altro, nei 1800 anni dalla morte di Gesu’ all’epoca
della stesura del testo, che mistificare il messaggio dei Vangeli, che di fatto
diventano il vero testo sacro di riferimento per Tolstoj, riuscendo addirittura
in molti casi a imporre ai fedeli i dettami esattamente contrari.
In che consiste
la dottrina di Cristo secondo Tolstoj? In cinque comandamenti, i quali non sarebbero
una semplice ratifica della legge di Mose’, ma al contrario sarebbero una
correzione, una nuova legge, offerta agli uomini per la felicita’ sulla Terra.
Ecco i
comandamenti:
-Non cedere mai
all’odio, anzi cerca di conciliarti con chi tu ti trovi in uno stato di
inimicizia, perche’ eviterai le divisioni tra gli uomini che tanto dolore e
sofferenza arrecano alle vite di tutti.
- Ogni uomo sara’
indissolubilmente legato alla donna di cui si sara’ innamorato la prima volta
fino alla fine dei loro giorni, perche’ cio’ evitera’ il dilagare della
lascivia, che e’ un male del mondo.
- Non prestare
mai giuramento di alcun tipo, perche’ in tal modo il volere degli uomini
diventa altrui, e cio’ permette la perpetrazione dei peggiori misfatti, come le
guerre, i processi (Gesu’ ha detto di non istituirli, quando disse: “ Non
gudicare, e non sarai giudicato.”), le condanne a morte, le torture, le
detenzioni.
-Non esercitare
mai la violenza, in nessun caso, perche’ anche quando la si voglia fare per
difendere cio’ che si ritiene giusto, non si fa altro che aumentare la violenza
e la cattiveria che gia’ appestano il mondo da sempre, e hanno creato morte e
distruzione. D’altro
canto Cristo ha detto che chi lo seguira’, dovra’ esser pronto a soffrire e a
morire.
- Ama gli
stranieri, perche’ e’ proprio sulla base di un’avversione creata ad arte dalle
istituzioni di un popolo rispetto ai popoli di cultura diversa che sono state
giustificate e dichiarate sante guerre sanguinosissime e crudeli.
Se si
eccettua forse il secondo comandamento, in pochi avrebbero difficolta’ a
riconoscere in queste norme di comportamento una sorta di anarchismo non
violento, la cui radicalita’ e’ in perfetta sintonia con la temperie del tempo,
quando le ideologie riuscivano ad avere una straordinaria presa sugli uomini,
forse tanto piu’, quanto piu’ erano radicali. Lo stesso Tolstoj dice che i
progetti di societa’ futura, come il Socialismo o il Comunismo, che lui stesso
dimostra di non disdegnare piu’ dell’ancien regime delle monarchie benedette
dalla Chiesa, anzi, non sarebbero altro che brutte e incomplete perifrasi della
dottrina di Cristo.
Ma la
portata dello scandalo teologico, per cui l’autore ebbe seri guai con la Chiesa
Russa, non si ferma certo qui. Sostiene infatti che Cristo non avrebbe mai
parlato di resurrezione o di vita dopo la morte, ma che la sua dottrina insegna
a vivere la vita, immenso dono di Dio, rispetto al quale bisogna essere
riconoscenti senza cercare ulteriori ricompense per atti virtuosi o meriti. La vita quindi non e’, come invece
sostenuto dalla Chiesa, tribolazione e sofferenza, al temine delle quali e’ la
ricompensa di vita eterna in paradiso. L’unica vita di cui parla Cristo e’
quella in Terra condotta immersi nel consorzio umano, anche tra chi va contro i
principi di Cristo, anche e soprattutto con i naturali nemici. Fuggire dal
contatto con l’uomo, cercare la solitudine, il contemptus mundi, avere sdegno
per se’ e la corporalita’, questo va contro la dottrina di Cristo, eppure e’
stato predicato da teologi, santi e Chiesa.
Cristo ha dato la
ricetta per vivere felici in Terra, visto che le leggi che fino a prima di lui,
e che comunque sono state seguite anche dopo di lui, non hanno portato ad altro
che alla disperazione, alla perdizione e alla distruzione.
E tuttavia
sbaglia chi, sulla base di cio’, pensi che l’avversario principale dello
scritto sia l’apparato statale e religioso, perche’ questo non e’ che lo
strumento attraverso cui si perpetua la legge del mondo, la legge concorrente
alla legge di Cristo. La legge del mondo, come lui stesso la chiama, impone di vivere
una vita individuale, di combattere per vivere, di vincere sull’altro, di avere
sempre di piu’, di acquisire gloria e fama in Terra, di essere forti, di essere
migliori di altri, di poter vantare straordinarie gesta erotiche, di difendersi
con le armi e con i denti, di vendicarsi. E cio’ che e’ sorprendente e’ che questa legge
vige ovunque nel mondo, in qualunque popolo di qualunque epoca e di qualunque
credo religioso.
Tolstoj
ammette di avere vissuto seguendo questa legge, la quale porta morte e
sofferenza, proprio come quella di Cristo, con la differenza che quest’ultima
non mente e porta anche la felicita’, mentre la prima promette solo benessere
illusorio e cela tutte le sue nefaste ricadute. In seguito, l’illuminazione
ricevuta dalla lettura dei Vangeli lo ha convetito e fatto conoscere la vera
vita e le condizioni per la vera felicita’, che si cura di elencare e
commentare. Esse sono cinque, proprio come i comandamenti:
- Il
contatto continuo con la natura, perche’ lontano da essa l’uomo perde come una
parte di se’. In controtendenza, e’ bene andare a vivere dalla citta’ in
campagna, anziche’ dalla campagna in citta’.
- Il lavoro manuale, il solo che da’ vigore, fa
dormire sereni, da’ da mangiare a se’ e alla propria famiglia, e costituisce
vera riconoscenza per il dono della vita.
- La vita
familiare: avere una moglie e dei figli.
- La
comunicazione libera con gli uomini. Tolstoj sostiene che quanto piu’ si e’ in
basso nella scala sociale, tanto piu’ larga e’ la cerchia di persone con cui si
riesce a comunicare da pari a pari; mentre piu’ di sale, piu’ si escude chi sta
al di sotto, e piu’ si e’ escusi da chi sta sopra.
- La salute
e una morte indolore, le quali sarebbero tanto piu’ comuni, quanto piu’ si e’
poveri, mentre sarebbero rarissime presso i ricchi o, comunque, presso coloro
che si e’ usi a considerare i privilegiati.
Tolstoj
esclude il miracoloso o il divino, per come viene inteso da chi crede, al punto
che persino il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci viene
spiegata sotto un’altra luce: Cristo non avrebbe creato pani e pesci dal nulla.
L’unica cosa che fu fatta in quella circostanza fu distribuire equamente quello
che c’era tra tutti i presenti, e cio’ starebbe a indicarci che le risorse
naturali sono bastevoli per tutti, e che e’ proprio la lotta per accaparrarsele
a distruggerle e a creare disuguaglianze: il paradiso e’ a portata di mano ed
e’ terreno. E’ un processo collettivo, che parte dal passato, sosta nel
presente, e ha prospettiva futura, ed e’ il compito dell’umanita’, non
dell’uomo preso singolarmente.
A
conclusione di questo resoconto del libro vorrei aggiungere alcune impressioni
personali. Tolstoj deve essere stato un uomo assoluto, quale che fosse la fase
di vita che stesse attraversando, e quella che caratterizzo’ la sua vita al
tempo della elaborazione di questo libro non deve essere stata meno radicale.
Egli fu certamente una persona pessimista, al punto che anche questo libro,
pieno di gioia e di speranza per un futuro migliore e a partata di mano, fa
trasparire un certo senso di desolazione, di inquietudine e angoscia. Tolstoj
sostiene di avere finalmente abbracciato la vera felicita’, ma niente puo’
dissuadermi dal credere che i suoi tormenti interiori avranno comunque cinto di
assedio la sua serenita’, magari meno spesso, ma non con minor forza.
Si dice che
sul finire della sua vita Tolstoj prese dei treni insieme al suo medico di
fiducia, che era anche un suo carissimo amico, per andare in Crimea e fuggire
da tutto. Le sue ultime parole pare che siano state: “Svignarsela! Bisogna
svignarsela!”
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